Riuso, riciclaggio e riduzione: i tre pilastri della sostenibilità e dell’economia circolare

Un inceneritore è un impianto per lo smaltimento dei rifiuti: ne esistono a centinaia in Italia e in Europa e alcuni, come quello di Vienna per esempio, rappresentano persino degli involontari esempi di architettura paesaggistica moderna, visionarie cattedrali di una civiltà industrializzata grandiosa e implacabile. Grandiosa ma forse sorpassata.

riuso inceneritore

 

Questi imponenti megaliti infatti, riconoscibili anche a distanza per le loro enormi guglie, stanno però sempre di più prendendo la via della soffitta (evoluzionisticamente parlando) e il loro cammino in alto lungo la scala dell’obsolescenza a quanto pare verrà ulteriormente accelerato dalle bellicose intenzioni “verdi” dei governanti comunitari.

Permettetemi di introdurre un concetto per coloro i quali non fosse ancora familiare, che è quello della sostenibilità: essa è il “il processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, il piano degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e le modifiche istituzionali sono tutti in sintonia e valorizzano il potenziale attuale e futuro al fine di far fronte ai bisogni e alle aspirazioni dell’uomo”. La precedente definizione virgolettata è tratta in maniera pedissequa da Wikipedia, per cui così facendo ho già ottemperato a uno dei tre cardini del pensiero sostenibile, quello del Riuso.

Gli altri due, anche essi fondati su sostantivi che iniziano in R, sono Riduzione e Riciclaggio, elencati rigorosamente in ordine di preferenza in quanto al riciclaggio sono state imputante, più o meno realisticamente, sinistre accuse di basso rendimento, costi eccessivi e addirittura una tendenza a incoraggiare tra la popolazione condotte consumistiche.

Ciò premesso, l’idea di tendere sempre di più alla sostenibilità piace, piace talmente tanto che il Comitato di Sviluppo Regionale del Parlamento Europeo ha da poco licenziato una circolare in cui si propone di tagliare i sussidi a tutte le modalità di gestione dei rifiuti considerate poco “sostenibili”, come ad esempio i sopra citati inceneritori; in questo modo gli sforzi economici potranno essere re-indirizzati verso delle applicazioni più uniformi a esigenze di economia circolare.

Zero Waste Europe è un progetto che si occupa di “guidare le persone a emulare i cicli di sostenibilità naturale, dove ogni materiale di scarto può trasformarsi in una risorsa da usare per gli altri”; in termini concreti si tratta di un’agenzia a livello continentale che si propone come network di una serie di organizzazioni locali che promuovono lo sviluppo di modelli di strutture industriali sostenibili.

Janek Vahk è il coordinatore delle Politiche di Sviluppo di Zero Waste Europe, ed ha accolto con significativa soddisfazione il contenuto della circolare: ”E’ un importante passo in avanti verso un uso più efficiente delle risorse – ha commentato – che a latere dei vantaggi per l’ambiente significherà anche un sostanziale risparmio in termini sia aziendali che per i consumatori”.

Zero Waste Europe invita la plenaria del Parlamento europeo a confermare l’esclusione delle pratiche di smaltimento dei rifiuti e di incenerimento dal campo di applicazione del Fondo di coesione e a rafforzare la proposta rimuovendo esenzioni ingiustificate.

L’attenzione dell’amministrazione europea verso iniziative che procedono nella direzione dell’economia circolare è testimoniata dal costante supporto elargito tramite finanziamenti a progetti dal forte stampo “green” come il progetto LIFE-SAVE.